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Bardolino Monastero di san Colombano

Informazioni del territorio : Raccolta olive e olio nuovo sul Garda - frammenti di storia dell'olio extravergine di oliva del Garda - Olio extravergine di oliva biologico - Olivo sul lago di Garda

Un gruppo di pergamene conservate nell’Archivio di Stato di Torino parla di un complesso fondiario che il monastero di San Colombano di Bobbio aveva sul lago di Garda. Si tratta di circa ottanta carte che concernono il periodo compreso tra la metà del XII e gli inizi del XIII secolo. Nel XII secolo il complesso fondiario facente capo alla chiesa di San Colombano di Bardolino è l’unico nucleo patrimoniale di rilevanti dimensioni in possesso dell’abbazia di Bobbio che sia situato lontano dall’area dell’Appennino ligure-piacentino.
La collocazione geografica eccentrica non impedì che esso avesse anche allora un ruolo molto importante nella struttura economica del monastero che, per quelle lontane terre, dimostra un interesse particolare, sotto taluni aspetti maggiore che per altri beni. Come si sia formato il complesso fondiario sul Garda non risulta documentato a sufficienza. L’espressione “curtis de Garda”, che dall’età di Ludovico II a quella ottomana si ripete immutata in numerosi diplomi imperiali e regi per indicare in modo globale le terre del monastero sul lago, dice pochissimo su una presenza patrimoniale che nel tempo si è modificata nella sua consistenza e struttura.
Nel XII secolo il complesso fondiario lacustre si concentra per la maggior parte in una zona non molto estesa della riviera orientale del Garda, compresa tra Lazise, a sud, e Cavaion Veronese, a nord, con pertinenze sparse su una vasta area, che va dalla Valpolicella alla sponda bresciana del lago. L’alto addensamento di terre intorno alla chiesa di San Colombano e i numerosi possessi nei territori di Garda e Bardolino, territori nei quali detengono beni anche enti ecclesiastici e monastici veronesi, indicano una presenza fondiaria consolidata da tempo. Nel XII secolo essa conosce un incremento attraverso sporadici acquisti e alcune commutationes che consentono ai monaci di liberarsi di piccoli appezzamenti distanti e quindi di difficile gestione. Un’analisi delle forme di organizzazione agraria dell’intero complesso patrimoniale gardesano consente di pervenire a più ampie conclusioni. Quasi tutta la proprietà che nel XII secolo dipende dalla chiesa di San Colombano di Bardolino è divisa in piccoli appezzamenti dati in concessione a rustici che sono tenuti a versare canoni in natura o in denaro, sulla base di rapporti consuetudinari o, più raramente, fissati in contratti scritti.
Modalità di conduzione del complesso fondiario emergono dall’analisi sia degli atti notarili sia dell’unico inventario di terre pervenuto, databile tra la fine degli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta. L’inventario registra inoltre un insieme di terre poste in prossimità dell’edificio religioso con coltivazioni di olivi, viti e cereali, oltre che con prati e boschi, e gestite in forma diretta, tramite lavoro salariato, dal momento che non sono documentate corvées dovute dai concessionari. Su quasi il 60% delle terre vengono coltivate piante i cui prodotti possono essere facilmente messi in vendita.
Un ruolo fondamentale hanno la coltura della vite e quella dell’olivo che, con una leggera predominanza della seconda, sono presenti in quasi la metà degli appezzamenti. È bene notare che tali colture specializzate, pur ragguardevoli, non raggiungono quegli alti valori rilevabili, per la stessa epoca, nel nucleo patrimoniale che il monastero veronese di San Zeno ha proprio in Bardolino. In quest’ultimo, inoltre, la lavorazione dell’olivo ha una forte prevalenza, essendo diffusa in circa i due terzi delle proprietà. Il complesso fondiario bobbiese mostra invece una maggiore diversificazione delle colture. Si può ritenere che in tal modo i monaci di San Colombano intendano, da un lato, evitare i rischi connessi a una monocoltura e dall’altro far fronte alla varietà della domanda del mercato locale. Il territorio di Bardolino è quello nel quale le terre dei monaci di San Colombano presentano fondamentalmente due colture. Sulle pendici della collina che, dal piccolo centro di Bardolino, s’innalza verso la chiesa di San Colombano e il Monte San Giorgio, si concentra un numero cospicuo di appezzamenti coltivati quasi esclusivamente a vite o ad olivo, i primi in concessionari, i secondi in parte tenuti in conduzione diretta dal monastero. Poiché questo è il nucleo più antico dei possessi bobbici sul lago, si può presumere che l’affìancamento e la predominanza di viticoltura e olivicoltura risalgano a un passato non troppo recente.

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